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Le tecniche di esposizione

Le tecniche di esposizione | Dr. Roberto Gava

“Spingendo quotidianamente i nostri limiti riusciamo, a piccoli passi, a superare le paure che ci vietano o ci limitano il possesso della nostra esistenza” (Angelo D'Arrigo)
L’esposizione è una tecnica psicologica mediante la quale la persona viene esposta allo stimolo temuto o alla situazione che gli genera ansia. La finalità generale del trattamento è quella di mettere la persona nelle condizioni di sperimentare un cambiamento, di mettere alla prova nuovi comportamenti, nuovi modi di guardare al problema.
Tale terapia è risultata efficace nel trattare fobie e disturbi quali il disturbo da attacchi di panico, la fobia sociale, le fobie specifiche (claustrofobia, acrofobia, aerofobia, zoofobia etc.)  e il disturbo ossessivo compulsivo.
Tra le tecniche di esposizione più utilizzate ritroviamo: la desensibilizzazione sistematica, l’esposizione graduata (in vivo, immaginativa o in realtà virtuale), l’esposizione non graduata (flooding), l’esposizione enterocettiva.

La desensibilizzazione sistematica
È una tecnica elaborata da Joseph Wolpe e utilizzata soprattutto con i pazienti fobici. La desensibilizzazione sistematica consiste nel mettere il paziente a confronto con una serie di situazioni ansiogene e nell’indurre immediatamente dopo una risposta incompatibile con la risposta d’ansia, vale a dire la risposta di rilassamento.
Questa tecnica utilizza una gerarchia di situazioni ansiogene con le quali il paziente si confronta progressivamente a partire da quella che suscita minor ansia.
L’esposizione può applicarsi in vivo e/o in immaginazione: nel primo caso le diverse situazioni della gerarchia vengono affrontate direttamente nella vita reale con la presenza del terapeuta, nel secondo caso le stesse situazioni vengono vissute mentalmente.
Le esposizioni in immaginazione sono adatte a quei pazienti la cui angoscia è troppo forte perché possano affrontare direttamente le proprie paure. In questo caso, prima di passare alle esposizioni in vivo, si propone loro l’esposizione immaginativa.
Si consideri il caso di uno studente che ha l’ansia degli esami e vuole superare questa paura.
Lo studente e il terapeuta costruiscono assieme una lista di situazioni ansiogene legate agli esami, iniziando da quelle in cui si sente più agitato per giungere, attraverso vari gradi, a quella che gli provoca una reazione minima. In un secondo momento, con l’aiuto di una tecnica di rilassamento (ad esempio il Rilassamento progressivo di Jacobson, il Training autogeno di Schultz o il Biofeedback), il terapeuta insegna allo studente come ridurre lo stato di tensione e ottenere un conseguente senso di calma. Poi, mentre è profondamente rilassato, lo studente deve immaginare di trovarsi nella condizione ansiogena più bassa della sua lista. Se avverte ansia, egli si ferma e si rilassa nuovamente, e questo compito è ripetuto fino a quando lo studente riferisce di non provare più ansia. A questo punto, il terapeuta presenta la condizione successiva della lista, quella cioè che era stata classificata un pochino più ansiogena, e si procede.
Conquistando la gerarchia per un grado alla volta, lo studente prosegue finché non riesce ad arrivare al grado più angoscioso. Il passo finale consiste nel trasporre la risposta di rilassamento appreso nella situazione reale che provoca paura.
Ecco per esempio un elenco di desensibilizzazioni utilizzate con una studentessa con un’ansia degli esami che le aveva procurato numerosi insuccessi. Quella sottostante è la lista delle situazioni ansiogene compilata dalla ragazza secondo la loro intensità. È interessante notare che l’ansia era sentita più forte mentre si recava all’esame che durante l’esame stesso.
1) Mentre vado all’università, il giorno dell’esame
2) Mentre rispondo alle domande di un esame scritto
3) Davanti alla porta chiusa della stanza dove si svolge l’esame
4) Mentre sono in attesa che vengano distribuiti i fogli dell’esame
5) Quando ho il foglio di esame davanti a me
6) La notte prima dell’esame
7) Un giorno prima dell’esame
8) Due giorni prima dell’esame

L’esposizione graduata
L’esposizione graduata è una procedura simile alla Desensibilizzazione Sistematica ma senza l’impiego del rilassamento.
In concreto, insieme al paziente si elabora una gerarchia di situazioni ansiogene, iniziando dalla più lieve fino a quella di massima intensità. Si induce quindi il paziente ad affrontare la prima situazione della gerarchia per il tempo necessario alla diminuzione dell’ansia senza attendere, differentemente dalla Desensibilizzazione Sistematica, che l’ansia sia scomparsa completamente. Ogni situazione successiva della gerarchia viene affrontata solo se quella precedente non produce una risposta ansiogena.
“Alla mia età ancora non ho imparato a gestire l'ansia. In realtà sono molte le cose che non ho imparato e che nessuno mi ha spiegato. Ci insegnano le equazioni, Il cinque maggio a memoria, i nomi dei sette re di Roma, e nessuno ci chiarisce come affrontare le paure, in che modo accettare le delusioni, dove trovare il coraggio per sostenere un dolore”.

- Lorenzo Marone
L’esposizione non graduata (Flooding)
Il flooding (immersione) consiste nel sottoporre il paziente direttamente agli stimoli per lui maggiormente ansiogeni per un periodo di tempo prolungato e senza possibilità di evitamento.
L’idea alla base di questo metodo è che il Sistema Nervoso Simpatico non può stare iperattivato a lungo e che alla fine il corpo deve tornare in equilibrio.
Il tempo di esposizione è particolarmente importante poiché se l’immersione è troppo breve si produce un effetto di “sensibilizzazione” allo stimolo, con relativo aumento dell’ansia.
Nel caso di esposizione in immaginazione, il paziente visualizza scene che contengono lo stimolo fobico collocate tra quelle più ansiogene nella scala gerarchica. L’esposizione è mantenuta finché l’ansia non inizia a decrescere. Dopo ripetute e prolungate esposizioni il paziente di solito è capace di visualizzare, senza esperire ansia, diverse situazioni che contengono lo stimolo fobico.

L’esposizione in realtà virtuale (VR)
In certi casi, come quello della paura di volare (aerofobia), le esposizioni dal vivo possono risultare difficili. Per superare queste limitazioni, negli ultimi anni è emerso un nuovo approccio per la cura delle fobie che prevede l’impiego della realtà virtuale (RV).
Attraverso il visore della realtà virtuale si crea uno scenario adatto e si espone gradualmente il paziente alle situazioni che sono fonti di ansia, per esempio la cabina di un aereo. In modo graduale, il terapeuta modifica le impostazioni dello scenario in modo da creare situazioni d’ansia leggermente crescenti (per esempio modificando l’intensità delle turbolenze nello scenario di volo).
Ad ogni passo, il terapeuta può vedere e sentire ciò che succede nel mondo virtuale. Se il livello di ansia diventa travolgente, si può tornare a un livello meno stressante del trattamento o semplicemente interrompere l’esposizione.

L'esposizione enterocettiva
L’interocezione è l’insieme delle sensazioni fisiche che provengono dal corpo, quali il respiro, il senso di fame e sazietà, ma anche la percezione del dolore e delle emozioni.
L’esposizione enterocettiva è una particolare tecnica che viene impiegata soprattutto per il trattamento degli attacchi di panico. Essa consiste nel ricreare in condizioni controllate i sintomi fisiologici che solitamente vengono esperiti durante un attacco di panico.
L’obiettivo è principalmente quello di dimostrare alla persona che le sensazioni fisiologiche sperimentate durante la crisi di panico, per quanto fastidiose, non sono pericolose. A tale scopo, si inizia con lo stabilire una gerarchia delle sensazioni interne temute dal paziente (ad es. vertigini o tachicardia) per poi ideare esercizi fisici in grado di indurle, come corsa sul posto, salire e scendere le scale, iperventilazione, ecc.
Il paziente viene quindi esposto ai sintomi fisiologici del panico mediante la loro induzione a partire da quello che suscita minor ansia e lo si ripete finché l’ansia non inizia a decrescere. Quando si è ottenuta una significativa diminuzione delle reazioni ansiose si passa al sintomo successivo. In definitiva, lo scopo di questa particolare esposizione è sperimentare l’innocuità e la transitorietà delle sensazioni generate. Il paziente ha quindi l’opportunità di imparare a tollerare le sensazioni del panico, constatare che non sono pericolose e che si estinguono da sole dopo qualche secondo.
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